Anno 3° - Supplemento 1 - Novembre/Dicembre 2019

Editoriale

A tre anni dall’uscita del primo numero di Cardio-Nefro Magazine, è con grande piacere che presentiamo il primo Supplemento di questa nostra “creatura” segno anche di un escalation nel gradimento e nel successo riscosso dalla pubblicazione
di un tabloid che vuole essere uno strumento di consultazione rapida per  chiunque sia appassionato di argomenti di natura cardionefrologica.
Questo primo supplemento è dedicato al capostipite della grande famiglia degli anticoagulanti orali diretti (i cosiddetti DOACs), il Dabigatran, un inibitore diretto della Trombina (al contrario delle altre molecole, inibitori del Fattore X attivato).
Da parte nostra, in qualità di Responsabili Scientifici del CardioNefro Magazine, ci fa particolarmente piacere introdurre l’argomento proposto in questo numero speciale con i 7 articoli riportati e che raccolgono quanto pubblicato
nei tre anni di vita della rivista.
Dabigatran è una molecola che, almeno inizialmente, è stata mal digerita dallo specialista nefrologo che ne vedeva un utilizzo limitato nei pazienti affetti da Malattia Renale Cronica pur apprezzandone la grande versatilità (due
dosaggi ben distinti come a testimoniare la presenza di due farmaci in uno) e l’enorme potenza anticoagulante. Il nefrologo, e non solo, ha inizialmente visto
in quella fatidica barriera dei 30 ml/min una sorta di invito a non prescrivere la molecola, ovvero a prescriverla con cautela e magari al solo dosaggio di 110 mg in doppia somministrazione giornaliera, nei pazienti che già presentano un valore di filtrato glomerulare inferiore a 50 ml/min. In realtà, i dati raccolti ci dicono che le cose non stanno proprio in questi termini e che, anzi, Dabigatran ha messo insieme una discreta mole di dati proprio in quei pazienti, coloro i quali presentano una compromissione della funzione renale, nei quali meno li aspettavamo. Ecco quindi che, nelle pagine successive di questo numero speciale, parleremo dei dati delle metanalisi di Yao e di Zhang sugli outcome renali dei DOACs dai quali emerge chiaro e distinto come Dabigatran sia tra i DOACs con i dati migliori in tal senso essendo in grado di preservare la funzione renale e ridurre l’incidenza di episodi di danno renale acuto, la cosiddetta AKI (Acute Kidney Injury).
È poi, inoltre, evidente, come vi siano degli importanti dati di efficacia e sicurezza nelle sottoanalisi di popolazioni affette da malattia renale cronica ed arruolata, ad esempio, nello studio DUAL-PCI. Infine, nell’ultimo articolo della rassegna, si fa
un cenno e qualcosa di più ai dati emersi dagli studi di Real World che confermano ed ampliano quanto emerso dal trial registrativo RE-LY in termini di sicurezza ed efficacia anche nei pazienti con compromissione della funzione renale.
Alla luce di quanto emerso finora, Dabigatran sembra avere tutte le carte in regola per essere somministrato con estrema sicurezza anche nei pazienti con malattia renale cronica proprio in virtù di quel basso legame con le proteine plasmatiche che lo rende l’unico tra i DOACs ad essere dializzabile per quasi il 70% e che,
probabilmente, ne spiega anche gli outcomes clinici nel paziente cardiorenale.
Vi auguriamo una buona lettura augurandoci che quello che state leggendo sia solo il primo di una serie di numeri speciali monotematici di CardioNefro Magazine.

 

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Anno 3° – Supplemento 1 – Novembre/Dicembre 2019